Dal 14/12/2024: “Fathers and Sons” tre generazioni di pittori a confronto

Opening:

14 dicembre dalle 18.00

Durata:

14 dicembre – 11 gennaio  2025

Orari:

Dal martedì al sabato 10.00-12.30 / 16.00-18.30

 

 

Sabato 14 dicembre, Guidi&Schoen inaugurerà presso la propria sede di Piazza dei Garibaldi 18r la collettiva Fathers and sons: tre generazioni di pittori a confronto.

La mostra pone a confronto tre generazioni di artisti che tra concettualismo, figurazione e sperimentazione reinterpretano tanto la quotidianità quanto il metafisico.

Tino Stefanoni (1937-2017), Salvo (1947 – 2015) e Gianfranco Zappettini (1939), condividono un’origine nell’arte concettuale, ma ognuno di loro ha seguito un percorso evolutivo distinto, sviluppando linguaggi e approcci artistici unici. Tino Stefanoni con Le Tazze (1972) guarda al mondo del quotidiano, presentando gli oggetti in maniera chiara e semplice, quasi come tavole di un abbecedario visivo. Zappettini superata la stagione della pittura analitica si avvicina al mondo del simbolico e del metafisico; trama, ordito e colore sono gli elementi che compongono i suoi quadri come Rettangolo blu (2003) e Lacrima divina (2020). Salvatore Mangione in arte Salvo, inizia anche lui negli anni 60 come artista concettuale avvicinandosi ai movimenti dell’arte povera e del minimalismo per poi, negli anni 80 recuperare un immaginario figurativo ispirato alla pittura del 900, riprendendo soggetti più tradizionali come le nature morte (Piccola natura morta, 1999).

Andrea Chiesi (1966), Alessandro Papetti (1958) e Corrado Zeni (1967) rappresentano la seconda generazione di artisti in mostra. Ognuno a modo proprio recupera una pittura figurativa utilizzata per esplorare e riflettere sull’ambiente che ci circonda. I paesaggi urbani di Andrea Chiesi, caratterizzati da forti contrasti e realizzati con inchiostri su carta come in Dharmata e Gli Asolani (2023), dialogano con gli scenari industriali, come i cantieri navali, rappresentati da Alessandro Papetti.

Corrado Zeni, invece, indaga un altro aspetto di questa stessa società industriale, descritta come frenetica e alienante, nell’opera Mangia, dormi, lavora, ripeti (2024), che potrebbe benissimo incarnare il mantra della quotidianità contemporanea. Le sagome di personaggi, dai colori vibranti stagliate su un paesaggio urbano sono allo stesso modo presenti nell’opera Are we unique? (2024).

Davide La Rocca (1970) e Silvia Infranco (1982) tornano nuovamente verso il concettualismo riattualizzando in maniera personale tecniche tradizionali. La Rocca con Domino pp (2018) propone un puntinismo contemporaneo più simile a una scomposizione in pixel nel quale l’immagine è filtrata attraverso una maglia finissima di segni ridotti in particelle. Infranco ragiona invece sulla materialità dell’oggetto. Dicentra-metaforma v (2018) è formato da ossidi, pigmenti e cera, elementi ampiamente utilizzati nella sua produzione che uniti alla carta e legno compongono superfici che, sottoposte ad appropriazione per stratificazione, macerazione, asportazione, inclusione oggettuale, si impressionano, restituendo allo sguardo nuove scritture, memorie ed immagini.

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On Saturday, December 14, Guidi&Schoen will inaugurate the group exhibition Fathers and Sons: Three Generations of Painters in Dialogue at its headquarters at Piazza dei Garibaldi 18r.
The exhibition juxtaposes three generations of artists who, through conceptualism, figuration, and experimentation, reinterpret both the everyday and the metaphysical.

Tino Stefanoni (1937–2017), Salvo (1947–2015), and Gianfranco Zappettini (1939) share roots in conceptual art, but each followed a distinct evolutionary path, developing unique artistic languages and approaches. Tino Stefanoni, with Le Tazze(1972), focuses on the everyday, presenting objects in a clear and simple way, almost like pages from a visual primer. Zappettini, having moved beyond the era of analytic painting, delves into the symbolic and the metaphysical; warp, weft, and color are the components of his works such as Rettangolo blu (2003) and Lacrima divina (2020). Salvatore Mangione, known as Salvo, also began in the 1960s as a conceptual artist, engaging with movements like Arte Povera and Minimalism. In the 1980s, however, he returned to figurative imagery inspired by 20th-century painting, revisiting more traditional subjects such as still lifes (Piccola natura morta, 1999).

Andrea Chiesi (1966), Alessandro Papetti (1958), and Corrado Zeni (1967) represent the second generation of artists featured in the exhibition. Each, in their own way, employs figurative painting to explore and reflect on the environment around us. Andrea Chiesi’s urban landscapes, marked by strong contrasts and rendered with ink on paper, as seen in Dharmata and Gli Asolani (2023), engage with industrial settings such as the shipyards depicted by Alessandro Papetti.

Corrado Zeni, on the other hand, examines another facet of this same industrial society, described as frenetic and alienating, in his work Mangia, dormi, lavora, ripeti (2024), which could well encapsulate the mantra of contemporary daily life. The vibrant silhouettes of figures set against urban landscapes are similarly present in his work Are we unique? (2024).

Davide La Rocca (1970) and Silvia Infranco (1982) return to conceptualism, reinterpreting traditional techniques in a personal way. La Rocca, with Domino pp (2018), presents a contemporary pointillism more akin to a pixelated decomposition, where the image is filtered through a fine mesh of marks reduced to particles. Infranco, on the other hand, reflects on the materiality of the object. Dicentrametaforma v (2018) is composed of oxides, pigments, and wax—elements widely used in her work—which, combined with paper and wood, create surfaces that, through processes of layering, maceration, removal, and object inclusion, impress themselves upon the viewer, offering new writings, memories, and images.

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