Giacomo Costa nasce nel 1970 a Firenze, dove vive e lavora.
Tra il 1999 e il 2000, partecipa alla XIII Quadriennale di Roma ed espone il suo lavoro in personali da Photology a Londra, alla Arthur Roger Gallery di New Orleans e alla Laurence Miller Gallery di New York. Nel 2001 viene invitato a esporre al Contemporary Art Center di New Orleans.
Nel 2003 inizia a collaborare con Guidi&Schoen di Genova, e nel 2005 viene invitato a esporre al Quarter – Centro Produzione Arte di Firenze.
Nel 2006 prende parte alla X Biennale di Venezia – Architettura, dove presenta gli Atti e le Scene. Nello stesso anno un suo Agglomerato viene esposto al Centre Pompidou di Parigi, entrando a far parte della collezione permanente.
Nel 2007 partecipa con i Point of View alla mostra C-Photo Exhibition presso Phillips De Pury a New York.
Nel 2009 l’editore Damiani pubblica una monografia che ripercorre la sua ricerca a partire dai primi lavori digitali, con prefazione di Sir Norman Foster. Nello stesso anno viene invitato a rappresentare l’Italia alla 53° Biennale d’Arte di Venezia, dove presenta un’imponente installazione sul tema del rapporto tra natura e intervento umano. Espone inoltre in tre personali al FotoArtFestival di Bielska in Polonia, al Lucca Digital Photo Fest e al Seoul International Photo Festival.
Nel 2010 inizia la collaborazione con la Dominik Mersch Gallery di Sidney e partecipa a Ostrale a Dresda, dove tornerà anche l’anno seguente. Il suo lavoro viene inserito nel prestigioso volume della Taschen Architecture Now! Vol 7.
Nel 2011 espone per la prima volta alla Voss Gallery di Düsseldorf dove presenta i Plant e le Aque (serie iniziata nel 2009), e gli vengono dedicate personali all’Hangaram Art Museum di Seul, alla Langhans Gallery di Praga e alla Cavallerizza Reale di Torino.
Nel 2012 inizia il nuovo ciclo dei Landscapes che espone prima da Guidi&Schoen a Genova e poi in personali all’Avesta Art Foundation (Svezia), alla Galerie Clairefontaine (Lussemburgo) e alla Dominik Mersch Gallery (Sidney). Nello stesso anno il New York Times gli dedica un’intera pagina all’interno della sua edizione internazionale.
Nel 2013 viene invitato a esporre al Leopold Museum di Vienna. Inizia una collaborazione con la Galleria Clara Pacifico & Stephane Mascarenhas di Monaco con una personale che ripercorre il suo lavoro degli ultimi 5 anni ed espone il nuovo ciclo dei Traces alla Voss Gallery di Düsseldorf.
Nel 2014 realizza una grande installazione per lo Spazio CUBO di Bologna ed espone all’UQ Museum di Brisbane, alla Galleria Patrick Ebensperger di Berlino e alla Kro Gallery di Vienna. Viene invitato a partecipare alla mostra Ritratti di Città nella prestigiosa cornice di Villa Olmo a Como e gli viene dedicata una piccola antologica allo Stadio Domiziano di Roma.
Nel 2015 presenta le personali Persistent Time alla Galerie Clairefontaine in Lussemburgo, Subjektiv und Surreall alla Triennale di Fotografia di Amburgo, Timescape a Palazzo del Parco di Diano Marina (IM) e viene invitato a partecipare alla Biennale – Le Latitudini dell’Arte a Palazzo Ducale di Genova.
Nel 2016 partecipa a Photography da Natoli & Mascarenhas. L’anno seguente è invitato all’edizione ungherese della Biennale – Le Latitudini dell’arte. Dopo una lunga ricerca sia tecnica che formale, nel 2018 vede luce il progetto TIME(e)SCAPES composto da videoboxes nei quali l’immagine perde la sua staticità per svilupparsi nel tempo. Le nuove opere vengono esposte in due personali: da nm>contemporary nel Principato di Monaco e da Guidi&Schoen a Genova.
Nel 2019 una sua opera della serie delle Aque è esposta nella mostra FUTURUINS nel museo di Palazzo Fortuny a Venezia
Al centro della ricerca di Giacomo Costa troviamo il paesaggio, il rapporto tra l’uomo, nel suo agire, e la natura. Il paesaggio è l’aspetto di un luogo, l’elemento formale del sistema natura-cultura, sintesi ed espressione di una regione. È un linguaggio, una trasmissione di informazioni, autonoma, dialettica, articolata. È una stratificazione di significanti. In quanto elemento chiave del benessere individuale e sociale va salvaguardato, progettato, organizzato e gestito nel rispetto di diritti e responsabilità per ciascun individuo. Il dissennato uso del territorio e delle sue risorse perpetrato dall’uomo ormai da anni ha compromesso, forse irreversibilmente, i processi biologici e chimici che permettono la vita sulla terra.
La ricerca di Costa nasce dall’urgenza di riflettere sul significato dell’interazione tra uomo e ambiente, non solo alla ricerca di nuove tecnologie sostenibili in grado di risolvere i problemi conseguenti a uno sviluppo avido di risorse, ma piuttosto nel formulare una nuova idea di stile di vita e di sviluppo.
Il risultato di quest’indagine è stato tradotto dall’artista con immagini di enormi cantieri dove le architetture sembravano crescere fino a conquistare il mondo, soffocando completamente l’ambiente circostante.