16 SETTEMBRE – 1 OTTOBRE 2022
Questa mostra eterogenea, caotica e contraddittoria, è esplosa negli spazi di Guidi&Schoen tramite l’innesco incendiario di Fluxus in città. La teoria che lega i metodi, i processi e le poetiche delle opere presenti si avviluppa intorno alla provocatoria citazione del manifesto di Maciunas del 1963: non solo intorno alle sue parole graffianti, ma, soprattutto, intorno al significato e alle perplessità che ne suscita oggi la citazione.
La forma del manifesto artistico è una dichiarazione d’intenti novecentesca che nasce da un’armonia tra estetica ed etica propria del secolo scorso. Nel tempo disarmonico e frammentario della Gen Z etica ed estetica sono esplose, impazzite, decostruite: gli ultimi decenni hanno fatto tabula rasa di molte, forse tutte, le zavorre.
In questo vuoto lisergico pare che rimanga agli artisti la sola facoltà di citare, appropriarsi, raccogliere e ricomporre frammenti. Uno di questi frammenti, recuperati direttamente dal secolo scorso, è la critica ai codici culturali dominanti: una critica che oggi è un lavoro estetico, e che non si rivolge più alla borghesia ma ha molteplici mirini.
I lavori degli artisti in mostra sono frutto di pratiche di derivazione situazionista, dadaista e fluxusiana quali flaneurismo, détournement, scrittura automatica, happening e sperimentazione extra-mediale; e compongono un corpus eteroclito che nel suo complesso critica l’eccesso di razionalità, la cultura del successo e il produttivismo ancora così radicati nel nostro tempo. Tra l’esposizione di falsi reperti e la riflessione sulle mitologie contemporanee, dal rave ai videogiochi alle leggende nordiche, si nota una ricerca sempre più ispirata alla letteratura post-coloniale e post-esotica, laddove l’intento è quello di decostruire il centro stesso dell’osservazione e produzione artistica, lasciando che si creino situazioni il più possibile fluide e creative di sperimentazione sociale. Un’attenzione particolare è rivolta alle infinite possibilità del processo di documentare e di narrare, sia nei contenuti che nella forma, dall’estetica fake all’importanza dell’influsso onirico e l’ossessione per la banalità quotidiana.
In un tempo di post-quasi-tutto, non resta che esplorare le macerie e giocare seriamente, in piena fluxus attitude, coi bias e i pregiudizi del tribalismo contemporaneo. Questa mostra caotica ne espone un tentativo.
Artisti: Edoardo Bracchi, Federico Ghillino, Federico Zurani, Franco Ferrari, Luca Conte, Marco Augusto Basso, Mefistofeledocumenta, Michele Gasperini, Pietro Lugaro e Revolvingdoors.